“Batte i cardiologi”: così l’intelligenza artificiale svela le malattie del cuore invisibili con un normale elettrocardiogramma


Un elettrocardiogramma, esame rapido ed economico, potrebbe diventare una chiave d’accesso avanzata per la diagnosi precoce delle cardiopatie strutturali. Merito dell’Intelligenza Artificiale (IA) e, in particolare, di uno strumento chiamato EchoNext, sviluppato dai ricercatori della Columbia University e del NewYork-Presbyterian, recentemente descritto sulla rivista Nature. Con l’aiuto dell’IA, i dati di un comune ECG possono oggi rivelare patologie complesse — come valvulopatie, cardiopatie congenite o ispessimenti cardiaci — finora diagnosticabili solo con esami più sofisticati come l’ecocardiogramma.
Come funziona?EchoNext analizza i tracciati per identificare i pazienti a rischio e indirizzarli verso accertamenti mirati. Nei test condotti finora, EchoNext ha superato in accuratezza diagnostica i cardiologi, persino quelli che utilizzano l’IA per leggere gli ECG. Il sistema, spiega l’autore principale dello studio Pierre Elias, “sfrutta il test più economico per far emergere patologie che normalmente non si riescono a vedere. Riteniamo che l’ECG potenziato dall’IA possa aprire un nuovo paradigma nello screening cardiologico”.
Il modello è stato addestrato su oltre 1,2 milioni di coppie ECG-Ecocardiogramma da un campione di circa 230mila pazienti. Nella fase di validazione clinica, EchoNext ha mostrato un’alta precisione nell’identificare patologie cardiache strutturali come insufficienza cardiaca dovuta a cardiomiopatia, valvulopatie, ipertensione polmonare e ispessimento del miocardio. In un confronto diretto con 113 cardiologi su 3.200 Ecg, EchoNext ha individuato correttamente il 77% dei casi patologici, mentre i cardiologi – anche con supporto IA – si sono fermati al 64%. Una differenza rilevante, soprattutto in fase di screening. Per valutare l’impatto dello strumento nel mondo reale, il team ha poi analizzato quasi 85mila pazienti che avevano eseguito un ECG ma non avevano mai fatto un ecocardiogramma. EchoNext ha segnalato oltre 7.500 persone (il 9%) come ad alto rischio di cardiopatia strutturale non diagnosticata. “Potremmo trasformare i 400 milioni di ECG eseguiti ogni anno nel mondo in altrettante opportunità per identificare patologie cardiache prima che diventino gravi – spiega Elias – e offrire trattamenti salvavita nel momento giusto”.
L’esperto: “Un tempo guadagnato per la cura”“Questo studio ha in pratica trasformato uno strumento utile come appunto L’ECG, che vanta 122 anni di storia, in un supporto che, grazie all’Intelligenza Artificiale, si aggiorna notevolmente e diventa uno strumento particolarmente efficace per l’attività del cardiologo – spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Rocco Montone, cardiologo del Policnico Gemelli di Roma -. Ci permette di capire, attraverso piccole alterazioni presenti in elettrocardiogramma, se c’è una malformazione più grave che si nascondeva e indirizzare il paziente verso altri accertamenti come l’ecocardiogramma. Ricordiamo che l’ECG registra l’attività elettrica del cuore e può mostrarci aritmie, ischemie, infarti passati, e segni indiretti di ipertrofia o sforzo cardiaco. Il suo limite è che non mostra la struttura del cuore; mentre l’ecocardiogramma, un esame più costoso rispetto al precedente, consente di vedere valvole, camere cardiache, spessore delle pareti, contrattilità e presenza di difetti strutturali. Capire quali sono i pazienti che meritino di passare al secondo livello di diagnosi permette di svolgere uno screening ben più accurato e analitico, evitando di invitare i pazienti a fare ulteriori accertamenti senza che ne abbiano realmente bisogno”.
Un bel vantaggio in termini di tempo e risorse economiche risparmiate e di precisione delle diagnosi.“Sicuramente, ma non solo. Il tempo risparmiato nella visita strumentale diagnostica va a vantaggio del miglioramento del rapporto medico-paziente. Lo specialista, in questo caso, potrà dedicarsi maggiormente all’ascolto e all’osservazione del paziente, tutti aspetti fondamentali per ottenere un rapporto di fiducia e migliorare il processo di cura e guarigione.
L’Intelligenza Artificiale non rischia quindi di sostituirsi al medico?“No, sicuramente. Tutti gli aspetti legati all’umanizzazione delle terapie possono essere valorizzati proprio grazie a questi strumenti che velocizzano e migliorano i passaggi intermedi diagnostici. Perché l’empatia, il contatto con la persona in cura non potranno certo essere sostituiti dalle macchine. E questo per noi medici deve essere uno stimolo a sviluppare ulteriormente la dimensione umana della medicina, uno dei fattori che possono migliorare gli esiti positivi delle cure”.
Il Fatto Quotidiano